Neoroscienze
Fino a 150 anni fa pochissimo si sapeva del cervello perché era
inesplorabile. Ma alcune tappe fondamentali nella sua conoscenza sono state
fatte all’inizio grazie ad alcuni casi psicopatologici rimasti nella storia
della neuropsicologia: si pensi al caso Phineas Cage, si pensi al caso Le
Borgne che offrì a H. Broca l’opportunità di scoprire appunto le zone coinvolte
nel disturbo del linguaggio. Oggi molto si sa grazie alle tecniche di
neuroimaging, tecniche non invasive che ci consentono di esplorare il cervello
mentre il soggetto è sottoposto ad una determinata prova sperimentale. Così
sappiamo quali sono le zone coinvolte nel godimento di un’opera d’arte, o quali
si attivano quando noi facciamo una scelta morale, o quando facciamo una scelta
economica. Tali tecniche sommate anche ai grandi progressi della genetica
ci hanno, ultimamete ,consentito anche di conoscere le conseguenze che traumi
psichici precoci hanno per l’anatomia cerebrale, confermando le intuizione che
la psicoanalisi aveva sviluppato già cento anni fa. Abbiamo avuto la
possibilità di scoprire la plasticità del cervello e la sua capacità di
riorganizzarsi, cosa di estrema importanza per aiutare le persone colpite da
ictus o affette da determinate patologie degenerative. Ma se quello che sappiamo
è molto rispetto al passato, è ancora molto poco. Il nostro cervello rimane
ancora un mistero, il più grande mistero dell’Universo! Si stima che nei
prossimi 15 anni riusciremo a mappare i 75.ooo.ooo di neuroni della corteccia
del topo. IL cervello umano ne ha 100 miliardi!
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