"L'uomo che provò a capire mente e cervello.Freud tra biologia, ermeneutica e neuroscienze", di maria Felice Pacitto, Guida Editore



                                                                     
                                                                  
                                                                      Scheda libro
Freud aveva iniziato come neuropsicologo ma fu costretto, quasi, a diventare “psicologo” perché le conoscenze dell’epoca nell’ambito della neurofisiologia erano molto limitate e non gli consentivano di spiegare la complessità dei fenomeni psichici che la pratica terapeutica gli presentava. Imboccò, dunque, un’altra strada inventando una nuova scienza, ma non rinunciò mai all’istanza biologica. L’autrice, pertanto, sviluppa la sua trattazione intorno all’idea che l’unico vero problema di Freud fu quello del rapporto mente-corpo (oggi body-mind), che lo portò ad anticipare di un secolo prospettive di ricerca che solo oggi le neuroscienze sono in grado di sviluppare grazie all’invenzione di nuove tecniche non invasive di indagine del cervello. L’autrice sottolinea, dandone ragione e cogliendone l’origine, entrambe le componenti, quella ermeneutica e quella biologistica, che coesistono dall’inizio fino alla fine nello sviluppo dell’opera freudiana, prospettive che vanno parimenti accolte se si vuole accedere ad una più piena comprensione della stessa. La trattazione, libera l’opera freudiana dai molti stereotipi che ne hanno accompagnato la volgarizzazione, analizza le profonde trasformazioni che la psicoanalisi freudiana ha operato  nel mondo della cultura “alta”( filosofia, letteratura, arte, cinema,sociologia, politica) fino ad invadere la nostra stessa quotidianità cambiando il comportamento e il modo di pensare comuni: “Anche chi non lo ha mai letto e non ne conosce l’esistenza è influenzato da Freud” e ne usa il linguaggio. Il libro affronta anche il problema della scientificità della teoria, della sua attualità e validità come strumento terapeutico. Il tutto alla luce del confronto con le ricerche attuali. Certo, molti costrutti clinici freudiani sono superati, ma non la teoria psicanalitica nei suoi ultimi sviluppi: la psicanalisi di oggi non è più quella di Freud, e ciò era nei desideri dello stesso suo fondatore, il quale voleva che la sua teoria fosse uno strumento duttile e in costante evoluzione.
Freud, dunque, rimane un punto di non ritorno e  continua ad intrigarci.  Nessuna teoria nell’ ambito delle neuroscienze o della genetica potrà mai soppiantare la teoria psicoanalitica, per il semplice fatto che il suo compito è quello di aiutarci non solo a trovare il nostro equilibrio psichico ma, anche, ad individuare il senso di noi e della nostra vita.
 Particolarmente attuale la parte che l’autrice dedica al rapporto tra psicoanalisi freudiana e neuroscienze. Freud sviluppò alcune felici intuizioni sul funzionamento della mente sviluppate dall’attuale ricerca in neuroscienze ( si veda il confronto tra la teoria della coscienza di Freud e le attuali teorie della coscienza) e rispetto ad alcuni temi fu più naturalista degli stessi attuali neuroscienziati (si veda il tema del libero arbitrio). E le stesse neuroscienze, che pure convalidano alcuni assunti freudiani mentre ne respingono altri, confermano l’efficacia della psicoterapia (si veda il cap. “La neuroplasticità: la psicoanalisi il più raffinato strumento di rimodellamento della mente e riformattazione cerebrale”)
Costante è, nella trattazione, il riferimento allo sfondo storico-culturale in cui sia la vita che l’opera di Freud  si svilupparono. Freud  emerge nella sua singolarità di scienziato geniale che seppe coagulare  temi e suggestioni dell’epoca in un sistema, una delle ultime grandi creazioni del secolo.
Un sistema  non privo di contraddizioni di cui Freud stesso era consapevole, un sistema in cui la prospettiva naturalistica convive accanto a quella speculativa,in cui il rigido determinismo si affianca alla fede nel potere della conoscenza e della ragione. Ne viene fuori un Freud caratterizzato da una passionalità concettuale  che lo porta ad assumere posizioni audaci e che non si ferma dinanzi a nessuna difficoltà per l’amore della verità. Un Freud che, contrariamente alle facili volgarizzazioni (la svalutazione della religione, la legittimazione di ogni comportamento, il pansessualismo) sottolinea il ruolo dei valori e la ricerca della  verità come unico criterio della indagine scientifica. Ma viene fuori anche un Freud, diventato psicoterapeuta quasi per caso e non  troppo fiducioso nel potere di guarigione della psicoterapia, diverso dallo stereotipo dell’analista distaccato, neutrale e asettico che ci è stato tramandato; un Freud  empatico, partecipe, fortemente interessato ai suoi pazienti, in linea con quelle caratteristiche che devono connotare la pratica di ogni buon terapeuta, quali appunto l’empatia e l’accettazione incondizionata.
La trattazione fa trasparire, quasi in filigrana, l’uomo Freud, attraversato da una sofferenza di fondo (fu colpito da gravi lutti e da una grave malattia)e dal pessimismo nei confronti della natura umana che non fiaccarono l’entusiasmo e l’amore per il sapere né il  senso dell’humour che lo accompagnò fino alla fine.

E’ un libro di facile ed immediata lettura per chi voglia essere informato sullo stato dell’arte della teoria psicoanalitica(la sua attualità,le sue connessioni con la ricerca neuroscientifica contemporanea, ecc..)  e voglia conoscere Sigmund Freud. E’ utile in particolar modo per gli studenti del settore (scienze psicologiche, cognitive, ecc..) ma si offre anche, come altri miei lavori, ad un più vasto pubblico di lettori comuni appassionati alla psicoanalisi.